Sembra strano iniziare l’anno parlando di una difficoltà apparente, che quando si verifica nella vita di un lettore, potrebbe anche essere vissuta con disagio. Soprattutto se il primo articolo dell’anno parla di connessione, ed è di tono positivo. Non è una contraddizione o una smentita: arrivare alla connessione e ripartire da lì, è il risultato di un processo lungo e faticoso.
Se fate una breve ricerca in rete sul blocco del lettore, scoverete migliaia di articoli e video su YouTube che vi spiegano nei particolari che cos’è e anche come si supera.
Io cerco di spiegare qui, mettendo su carta telematica i miei pensieri, che cosa significa per me non avere più voglia di leggere. È un disagio che ho vissuto nella seconda metà dell’anno scorso, e che si è protratto per diversi mesi, allargandosi a macchia d’olio piano piano, in silenzio. Se penso alle cause, ne posso individuare un paio, che però, tutto sommato, non servono alla risoluzione del caso. Una forte delusione proprio nell’ambito editoriale e un lutto. Entrambe hanno contribuito a creare quella macchia d’olio di cui parlavo prima, alimentandola goccia dopo goccia, al coperto e al caldo, non vista da nessuno, soprattutto da me. Si è diffusa ed ampliata, e man mano che acquisiva spazio, meno ne restava per i libri e la lettura.
All’esterno, ho iniziato a rallentare il ritmo di lettura. Mi ci voleva più tempo del solito per chiudere un libro e riporlo nello scaffale. Sul pullman o in metro, il Kindle o il volume in lettura, restavano molto più spesso al caldo nella borsa. Avevo sempre più scuse per controllare il cellulare: messaggi in arrivo, aggiornamenti di lavoro o dai siti seguiti, controllo del calendario per non perdere gli appuntamenti… e intanto perdevo interesse per il mondo di carta e di bit che mi accompagnava. Massì, dicevo, adesso è troppo rumoroso e non riesco a concentrarmi. Recupererò stasera.
E “stasera” ho gli occhi stanchi/devo preparare la cena, è tardi/ho sonno/ finisco quella puntata della serie su Amazon Prime… e così via.
Avevo perso interesse anche per gli acquisti libreschi? No. Al Libraccio c’era sempre l’occasione, il libro che cercavo da mesi, se non da anni. La nuova uscita dell’autore. Il nuovo romanzo su quell’argomento così interessante. La mia Cintura di Orione di libri continuava ad allungarsi, senza però essere aggiornata sulle letture già fatte. Quelle languivano.
E se allungavo i tempi di lettura, fino ad annullarli, che cosa ne era del blog e dello scrivere di libri? Facilissimo immaginarlo.
La macchia d’olio si arricchiva di un’altra sfumatura bituminosa: il senso di colpa. Proprio verso il blog e verso chi si aspettava che scrivessi delle mie letture, perché avevo affermato di farlo. Avevo comunque preso degli impegni, e non li stavo rispettando. Non ci riuscivo.
Alla fine, mi sono trovata in un pantano vero e proprio. Inadeguatezza, senso di colpa, dubbio, e una sottile paura strisciante e ridacchiante: e se non riuscissi più a leggere, chi sarei? Che cosa farei? Che cosa direbbe questo, di me?
A questo punto, le scelte infinite si erano ridotte a due: o smetto con i libri, e tutto quello che vi è legato, o cambio qualcosa, uscendo dal pantano.
Non ho seguito nessuno dei metodi illustrati negli articoli che citavo sopra, per uscire dall’impasse. Non ne avevo la forza, e non riuscivo a concentrarmi. Ho applicato gli strumenti che uso per la mia attività di facilitatrice: le domande. Domande per fare chiarezza su quello che volevo dai libri, per i libri, su che cosa significavano per me e quale lezione avrei dovuto trarre da quell’apparente blocco.
Le domande funzionano sempre, e nei modi più inaspettati. Hanno contribuito a invertire l’andamento della macchia d’olio, che invece di continuare ad espandersi, ha cominciato a ritirarsi, a perdere centimetro dopo centimetro. Man mano che avevo chiarezza dentro e che mi si formava la sicurezza che in nessun caso avrei abbandonato e chiuso i libri per sempre, ho ripreso a leggere con maggiore forza. In un weekend ho finito due libri, due romanzi della stessa autrice, piuttosto simili, che mi hanno fatto provare un’emozione autentica dopo molto tempo. Per Thrillernord ho scelto due titoli diversissimi per spirito e contenuto, ma ricchissimi di messaggi e di musica, perché le traduzioni erano davvero spettacolari e coinvolgenti. Spunto Edizioni ha tenuto fede al suo nome e mi ha inviato in lettura un testo prezioso da tanti punti di vista, di cui scriverò in un altro articolo. E mi ha coinvolto in una bellissima iniziativa che sta per diventare pubblica (ancora qualche settimana di pazienza) e che mi ha dato la possibilità di guardare i libri da una visuale insolita e in cui non sono mai entrata.
“Piccole” azioni costanti e diverse, ma sempre con i libri protagonisti, che hanno ridotto e quasi annullato quella macchia d’olio e mi hanno rasserenato. Ho ripreso in mano i libri che ho letto comunque con fatica e ho riscoperto il loro splendore. Ho riscoperto la gioia della #rilettura, che avevo completamente perso da anni, e questo lo dico con rammarico. Questo avviene quando mi lascio distrarre dalle ansie e dagli obiettivi altrui, che mi portano lontanissimo da quello che desidero. E puntualmente, mi ritrovo poi da sola in un luogo che non mi interessava, perché diventata ormai un peso inutile per chi mi ci ha portato. Se non hai più nulla da dare, perché ti hanno spremuto a sufficienza, è normale che tu venga accantonata e buttata via come spazzatura in una discarica.
Come in tutti i luoghi bui, una scintilla di luce vive, per quanto minuscola. La bellezza, qui, risiede nel fatto che ho riscoperto nuovi lati del mondo dei libri, e nuove visuali, nuove possibilità. E che la macchia d’olio appartiene al passato.
Non sono presenti commenti