L’isola dei fiori di carta
La prima recensione dell’anno è dedicata ad un’autrice che mi piace moltissimo, che scrive per Scrittura e Scritture, Carla Marcone. Il suo stile è inconfondibile, e in questo romanzo ha aggiunto un elemento originale e appetitoso, proprio alla fine.
Un cinema all’aperto in un’isola sperduta del Mediterraneo.
Rossella e la curiosità verso un misterioso barattolo coi girasoli.
Maria, custode guardinga di quello stesso barattolo.
Fabian e i fiori con cui prova a colorare l’orrore e il rimorso che si porta nel cuore.
Clara, Gino, Piera, Antonina, personaggi pittoreschi e originali che, come matrioske, ne racchiudono altri e altri ancora.
La Storia che irrompe nella vita di ognuno, ne intreccia i fili e ne scioglie i destini.
Una lettera destinata a sconvolgere e sorprendere il lettore.
Un romanzo corale che Carla Marcone racconta con una scrittura fatta di dettagli e parole sussurrate.
Pagine che si sfogliano come petali di un fiore.
Cala Marcone
L’isola dei fiori di carta
Scrittura e Scritture – www.scritturascritture.it
160 pagine
Il mio dialogo con il libro
È uno di quei libri che mi fa pensare subito all’estate. Anzi, ce l’ha dentro, in ogni pagina. Puoi sentire il suo respiro lieve già nel titolo, L’isola dei fiori di carta, che per me racchiude elementi geografici, suoni e oggetti che mi affascinano. Adoro le isole per la loro originalità: essendo pezzi di terra sparsi in mezzo al blu del mare, trovano il modo di sviluppare la vita a modo loro. (E non dimentichiamo l’isola più famosa di tutti, quella del tesoro, che credo che marchi a fuoco le fantasie di tutti i bambini di tutte le epoche, dalla sua pubblicazione, e in maniera indelebile. 😊) I fiori, uno degli infiniti modi di concretizzare il talento espressivo inesauribile di Madre Natura che combina colori, profumi e morbidezza in un unico elemento. E i fiori di carta, che sono il tentativo umano, e talvolta molto ingegnoso e paziente (si vedano gli origami) di imitare quello stesso talento espressivo. Insomma, non potevo restare indifferente.
Arrivo su quest’isola del Mar Mediterraneo (lo vedete quel blu? Sentite quel vento? Carla Marcone ve li fa vedere e sentire entrambi, anche quando non li descrive) e assisto alla nascita travagliata della madre della protagonista. Vedo Maria, infaticabile, inesauribile donna dalla profondità illimitata, che non si riesce ad ammirare abbastanza, occuparsi della sua cucina e di una neonata che all’improvviso irrompe nella sua vita sputata “come un boccone amaro”. Silenziosa ed efficiente, l’accoglie con tutta la grandezza, anch’essa illimitata, del suo cuore imbattibile che la vede come una figlia, anche se non è uscita dal suo corpo come gli altri che dormono beati e ancora ignari della loro sorella non-consanguinea.
Dopo essersi occupata di lei, fa un gesto misterioso ricorrente in altre occasioni, che attira tutta la curiosità morbosa sia della nuova figlia, che del lettore: apre uno dei pensili della sua cucina, prende un barattolo decorato con girasoli, estrae un foglio bianco, lo guarda per qualche momento e lo mette via. Nessuno può ripetere quel gesto, può avvicinarsi a quel barattolo, può leggere quel foglio, se non lei. È uno dei segreti celati meglio dell’intero romanzo e quello difeso a spada tratta.
Se l’isola non ci ha affascinato con i suoi paesaggi, le parole, la bambina appena nata, sua madre sordomuta, Maria e il barattolo ci catturano definitivamente. E non ci mollano prima della fine del libro, quando forse avremmo una possibilità di dare un’occhiata più da vicino al barat… uh, lo leggerete.
Che cosa ci aspetta dopo questa nascita-sputo? Un lungo, amplissimo racconto d’amore. Le pagine sono solo 160, ma sembrano coprire secoli di vite. Sono molti, i personaggi, e tutti sono inarrestabili, in perenne movimento, tanto da far sembrare il mercurio un bradipo. Li conosceremo in un lungo intreccio perché la vita dell’uno tocca, aggancia, espande o contrae la vita di un altro, andando a dipingere un paesaggio colorato, qualche volta anche triste.
Credo che l’autrice abbia esplorato, con questo romanzo, tutti i colori che l’amore può assumere nella vita umana. Non risparmiando sulle sfumature, e nemmeno le tinte più buie e quelle decisamente brutte, sgraziate, non estetiche. Qualche volta irrompe un rosso sporco di una passione violenta, o di una rabbia distruttiva. Ci sono anche quelle, e Carla Marcone non le esclude. Se mancassero, la narrazione non sarebbe così dolce e completa.
In effetti, l’estate è un po’ così, no? Un tripudio di colori, di dolcezze di profumi, ma anche di violenze di temperature, di uragani improvvisi, di arsura insostenibile. Leggetelo ora, che è ancora inverno, e tutto sembra smorzato, lento, quasi moribondo: la passione e l’amore di questo romanzo vi faranno immediatamente risalire la temperatura e ricordare che cosa si sente da vivi.
L’autrice – Carla Marcone
Carla Marcone è nata a Napoli in una calda notte di luglio, mentre nel mondo echeggiava la rivolta e le streghe tornavano bruciando il reggiseno in piazza.
Crescere in una famiglia di stampo patriarcale, dove, però, erano le donne a portare i pantaloni, ha sviluppato in lei un estremo senso di ribellione contro ogni sopruso, contro ogni ingiustizia.
I personaggi dei suoi romanzi, di cui racconta in uno stile fatto spesso di parole sussurrate che nascondono segreti, affrontano nella maggior parte dei casi il proprio destino spinti dalla molla del “adessovifacciovedereiodicosasonocapace”, talvolta uscendone vittoriosi, altre delusi e sconfitti.
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